Vini consigliati



Questa pagina è seguita da Girasole, che qui accanto (sviata) beve birra ma il suo forte sono i vini...
leggere per credere!!!

Bacco
Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere...

Se di Bacco vuoi carpire trucchi e segreti a iosa "degustare" dovrai i segreti di una "Rosa". Dopo un vinello ed un piatto gustoso il dopocena sarà armonioso senza tabacco, ma con la dea dell'amore godrai momenti di vera passione... Il vino, anche inducendo al riso, "fa buon sangue". Questa famosa bevanda stimola le difese immunitarie ed ha benefici effetti sul sistema cardiocircolatorio.
Pasteur affermava che "il vino è la più salutare ed igienica delle bevande" Assunto nella giusta quantità, quindi può essere salutare.
Come ogni pietanza ha bisogno dell'adeguato piatto per essere portata in tavola ed essere resa appetitosa al solo sguardo, così anche il nostro amico vino necessita del giusto bicchiere per essere servito, così che la sola vista,in principio, ce lo decanti. Ed infatti oltre al bicchiere importanza assume il " decanter."
Quale fanciulla potrà resistere alla maliardia di un giovanotto che serve in maniera esemplare e degusta in modo incantevole le caratteristiche di un buon vino?????? Nessuna. Bacco, complice di Venere, ne esce vincitore... Naturalmente il fascino è doppio se è una femminuccia a fare da sommelier. Il potere della seduzione è femmina miei cari.
Il decanter è una caraffa dal collo stretto più o meno lungo e dalla base più o meno ampia nella quale il vino viene travasato. Quello classico ha un'ampia base che permette la perfetta ossigenazione del vino ed una eccellente impugnatura che interessa il corpo stesso della caraffa per effettuare facilmente il tipico movimento rotatorio necessario per l'ossigenazione stessa. Conquista, conquista statene certi. Spero mi informerete... degli effetti naturalmente.


Si vuole servire un vino bianco? Dovete scegliere un bicchiere con bocca non troppo grande per permettere di apprezzare i profumi di fiori e frutta bianca che da questi si sprigionano. La passione è tale da richiedere un vino rosso? Se questo è un novello rosso servono bicchieri a bocca leggermente più grande dei primi per esaltare il profumo di fiori e frutta rossa. Se è un vino rosso molto invecchiato occorrono bicchieri "panciuti" con ampia bocca per la massima ossigenazione possibile. Per gli spumanti e lo champagne dovrete attendere. Se vi ubriaco da ora, non mi leggete più. Ma voi dovrete essere lucidi per affascinare. Ora vi interessa la degustazione o entrare nel vivo parlando di vini specifici? Lo deciderò IO. Vedremo... Sapete perché accanto ai vitigni, spesso, si trovano i roseti? Mistero dei misteri o saggezza umana? Ai lettori di nardonardo l'ardua sentenza... A proposito... Ma sapete come si fa il vino?

Le rose e i vitigni: accostamento solo estetico?
Ma noooooo! Molti vignaioli piantano delle rose accanto ai filari della vite. La vista ne resta piacevolmente colpita e la protezione della vigna è garantita. Esiste infatti un fungo. So che non vi interesserebbe il nome, l'oidio, che attacca le foglie della vite e gli acini dell'uva distruggendo di conseguenza il raccolto. La rosa, però, è molto sensibile allo stesso e in caso di infezione ne resta precocemente e visibilmente colpita in modo da "avvertire" e permettere di salvare la vite.
Già, prevenire è sempre meglio che curare: una grande verità.

BONARDA DELL'OLTREPO' PAVESE

Colore: Rosso rubino
Odore: Molto profumato, se ne apprezza la mandorla
Sapore: Ne esistono 3 varianti:
Secca frizzante
Secca tranquilla
Amabile.
Tempaeratura ideale a cui servirlo: 12° C
Cibi da abbinare:
Le prime due varianti accompagnano bene primi e secondi piatti corposi: cannelloni, lasagne al forno, salsiccia, selvaggina.
La terza sposa dolci secchi, anche i biscotti.
La migliore annata? Il 1990.
Degustatelo e chi sa che non troverete l'anima gemella in questo gemellaggio cibo-vino!
Ho usato il verbo Sposare non per caso...


CHIARETTO DEL GARDA BRESCIANO:

Colore: Rosato con riflessi rubini
Odore: Si apprzzano profumi floreali, in alcuni casi proprio di rosa.
Sapore: Morbido con fondo che può ricordare la mandorla.
La Temperatura a cui servirlo sarebbe sui 12°C;
Cibi di accompagnamento: si accosta a tutti i piatti: succulenti primi, pesce e carni leggere.
Le annate migliori da richiedere per fare bella figura? Il 1988 ed il 1995.
Studiate ed avrete gli altri vinelli lombardi.

La Franciacorta è una zona in provincia di Brescia. Il suo nome è di origine medievale e vuol dire corte franca ossia terra senza obbligo di imposte alle autorità statali. Questo perché era ricca di abbazie e priorati e quindi godeva di alcuni privilegi.
Anche se vi si producono anche buoni vini rossi, questa terra regala soprattutto vini bianchi spumantizzati o no.
La varietà di questi vini denominata VIGNA indica il loro maggiore invecchiamento ed il loro maggiore tasso alcolico. Per avere tale dicitura infatti, il vino deve avere un invecchiamento minimo di due anni ed essere almeno di 12°C.

TERRE DI FRANCIACORTA BIANCO:
Colore: Paglierino con riflessi verdini.
Odore: Delicato, con ricordi di fiori, di frutta tipo mela, pera, frutti esotici ed agrumi.
Sapore: Morbido, con note di vaniglia. T di servizio: 10-12 °C.
Cibi a cui abbinarlo: Pesce e carni delicate, nella varietà Vigna.
Annate migliori: 1992;1993.

TERRE DI FRANCIA CORTO ROSSO.
Colore: Rosso vivace con riflesi violacei che diventano sfumature granate con l'invecchiamento.
Odore: Fruttato, alcune volte se ne apprezza la ciliegia.
Sapore: Ricco di sfumature erbacee. T di servizio: 16-18°C.
Cibi a cui abbinarlo: Primi piatti saporiti, selvaggina, carni bianche in intingoli.
Migliori annate: Dal 1994 al 1996.
Di questo vino esistono tre varietà: 1)Il Rosso Giovane; 2) Il Rosso Vigna invecchiato di due anni, 3) Il Rosso Vigna invecchiato di cinque anni. (Questo può far avvertire ricordi di cuoio e di cacao). Le varietà più invecchiate possono accompagnare piatti più corposi e formaggi saporiti molto stagionati.

Franciacorta Bresciano DOCG.
Colore: Paglierino chiaro con eventuali riflessi verdastri. Perlage finissimo, spuma abbondante.
Odore: Fruttato.
Sapore: Secco con sensazione di frutta. T di servizio: 6-8°C
Cibi a cui abbinarlo: Antipasti leggeri, frutti di mare, primi piatti leggeri, pesce crostacei carni bianche.
Migliori annate: 1994,1995.
E' uno spumante in verità da aperitivo ed antipasti soprattutto; al fine di abbinarlo a cibi più saporiti andrebbero citate le sue tre varietà: 1) Bianco; 2) Rose'; 3) Cremant o Satin Riporta la dicitura Vsqprd (vini spumanti di qualità prodotti in regioni determinate). Quindi sulla sua etichetta non troveremo mai la parola SPUMANTE. NON SBAGLIATE, mi raccomando! Il metodo di fermentazione utilizzato per la sua produzione è quello adoperato in Francia per lo champagne.
Sorseggiate, sorseggiate, degustate, apprezzate e godete fanciulli e fanciulle...

Che faccio cambio regione?


Salve cari amici, vi è mancato un buon bicchiere di vinello?
Dopo le dovute scuse, rimedio subito e passando dall'alto Nord vi trascino nel profondo Sud per degustare i vini pugliesi. Si, la regione prescelta da me è proprio la Puglia, quella regione del settore sud-orientale dell'Italia peninsulare compresa tra il mar Adriatico ed il mar Jonio, ricca di viti, olivi, mandorli e cereali. Lo so, qui non ci sono gli ampi campi di girasole toscani, ma solo uno di enorme dimensioni che parla e srive sperando di allietarvi.
Dunque, vi dirò, qualcosina circa il Castel del Monte rosato e rosso.

La zona di Castel del Monte si trova sulle colline delle Murge e prende il nome dal maestoso castello che Federico II di Svevia fece edificare nel XIII secolo. Anzi, si narra che fu lo stesso Imperatore a disegnarne la costruzione. Questa zona, favorita dalla buona esposizione solare, da una ottimale escursione termica diurna-notturna e da una qualità di terreno che assicura un buon drenaggio dell'acqua permette di coltivare vitigni le cui uve maturano in maniera uniforme e si arricchiscono di gradevoli profumi.

CASTEL DEL MONTE ROSATO:

Colore: Rosato
Odore: Fruttato
Sapore: Asciutto
T di servizio: 14°C
Abbinamento: Zuppe di mare; preparzioni a base di pesce; carni bianche.
E' comunque un vino di tutto pasto (senza considerare il dessert).
Annate buone: 1991; 1992; 1994.

30 giugno 2003
CASTEL DEL MONTE ROSSO

Colore: Rosso con sfumature a volte tendenti all'arancione;
Odore: Vinoso
Sapore: Asciutto
T di servizio: 16°C
Abbinamenti: Prime portate saporite, secondi piatti come bolliti misti, grigliate alla brace, formaggi non molto stagionati.
Annata ottima: 1993.
Il ROSSO RISERVA è la sua variante invecchiata di almeno 26 mesi e con almeno 12,5°C alcolici.

Il più celebre dei vini pugliesi (ed anche il più vicino a chi scrive) dopo il Primitivo di Manduria premiato a Verona e di cui parleremo, è il LOCOROTONDO.
Siete mai stati in questa ridente località? Il primitivo nucleo del paesello era circolare: la leggenda narra che da questo particolare deriva il suo nome. L'abitato è quasi interamente costituito da trulli.
Cosa sono i trulli? E' presto detto. Sono costruzioni rustiche a pianta circolare e copertura conica. Le lastre che costituiscono la volta sono squadrate e disposte a gradini . E' davvero suggestivo guardare dal paese la valle sottostante Locorotondo ricca anch'essa di tali abitazioni. Quindi un goccetto ci sta bene. In principio il vino che veniva prodotto serviva solo per preparare il Vermuth. In seguito gli addetti sono riusciti a ricavarne un prodotto che si è imposto per sé stesso.

LOCOROTONDO
Colore: Paglierino, talvota con riflessi tendenti al verdino
Odore: Delicato, a volte fruttato
Sapore: Fresco , asciutto
T di servizio: 8-10°C
Abbinamenti: Antipasti e frutti di mare, primi piatti marinari, pesce, formaggi piuttosto freschi.
Annate buone: 1992; 1994.
Esiste la sua variante Spumante, spumosa e fruttata.

Cin Cin alla prossima!


La parte più a Sud della Puglia costituisce la Penisola Salentina. Questa zona vanta un eccellente tradizione enologica. La vite, infatti, qui fu introdotta dai greci nel lontano VIII sec .a. C. e per lungo tempo ha rappresentato la coltivazione agricola più importante. Gli inverni sono miti e le estati sono calde con escursioni termiche diurne-notturne tali da rallentare la maturazione dell'uva e far sì che si possano arricchire di profumi, di aromi che si ritroveranno in seguito nei relativi vini.
La Penisola , però si adatta bene anche alla coltivazione di vitigni stranieri. Tale è lo Chardonnay ad esempio che qui si è ambientato benissimo ed è utilizzato per la produzione del Salice Salentino Bianco.

SALICE SALENTINO BIANCO

Colore: Paglierino con riflessi verdolini
Odore: Fruttato, a volte si apprezza la vaniglia
Sapore Asciutto
T di servizio: circa 10øC
Abbinamenti: Portate di pesce e piatti vegetariani.
Annate ottime: 1994; 1996.


Nel Salento nascono anche i più importanti vini rosati della Puglia. Il loro vitigno di origine è detto Negroamaro, il cui nome è composto da niger e maru. Entrambi significano nero in latino e in greco antico.

SALICE SALENTINO ROSATO

Colore: Rosato con riflessi corallini
Odore: Vinoso, fruttato
Sapore: Asciutto
T di servizio: 12øC
Abbinamenti: Pesce e carni delicate
Annate ottime: 1994;1996.
Ne esiste anche la varietà Spumante con ricca spuma rosa e buon profumo fruttato.


Grazie alle uve negroamaro viene prodotto anche il Salice Salentino rosso.

SALICE SALENTINO ROSSO

Colore :Rosso rubino
Odore: Vinoso
Sapore : Asciutto
T di servizio: 16-18øC
Abbinamenti: Primi piatti e carni bianche saporite; formaggi stagionati.
E' un vino da tutto pasto in verità.
Annate ottime: 1987, 1988.
La sua varietà invecchiata di almeno 26 mesi e con almeno 12,5øC alcolici è detta RISERVA.

IL PRIMITIVO
Il fiore all'occhiello della Puglia è il Primitivo, premiato anche alla manifestazione che periodicamente si svolge a Verona. Incerte sono le origini del suo vitigno. La scoperta della pianta pare si debba ad uomo di chiesa "Don Francesco Filippo Indelicati, della chiesa di Gioia del colle.
Questi scoprì che tra i vitigni che coltivava se ne trovava uno che maturava prima di tutti e dava un frutto molto dolce che poteva essere raccolto già a fine Agosto. I vignaioli della zona, allora, estesero la sua coltura ai terreni circostanti e tutta la Murgia barese se ne arricchì. A questo punto grazie ad una storia d'amore la pianta giunse in quella porzione di territorio pugliese che comprende parte delle province di Brindisi e Taranto. A proposito, sapete che la parola "brindisi" deriva proprio dal gesto benaugurale che nella città che ne ha tratto il nome si compiva alzando il calice nei confronti di chi partiva o arrivava al porto?
Ok, non tergiversiamo.. Torniamo al Primitivo ed ai nostri innamorati.
La contessina Sabini d'Altamura andata in sposa a Don Tommaso Schiavoni Tafuri portò in dote delle gemme di origine del vitigno al marito che seppe sfruttare e far fruttare tale dono per dare origine ad un prodotto tipico della regione che Dante definì: terra sitibonda ove il sole si fa vino". Il Primitivo, dunque, deve il suo nome alla precocità della maturazione del suo frutto rispetto alle altre uve. Infatti Primitivo deriva dal latino PRIMATIVUS e permette due tempi di raccolta a distanza di 20 giorni l'una dall'altra.
Il primo frutto della pianta, infatti, sono i GRAPPOLI. Maturano già a fine Agosto. Il loro naturale appassimento ne fa aumentare il contenuto degli zuccheri e quindi aumenta la gradazione alcolica del vino che ne deriva.
Il frutto di seconda generazione è dato dai RACEMI, vendemmiati più tardi danno un vino più leggero. Per anni i vini ottenuti dal primitivo sono stati usati come vini da taglio, ma le cose stanno cambiando in modo da imbottigliare il vino che se ne produce con le sue originali caratteristiche: dolce e mandorlato da giovane, liquoroso da vecchio quello prodotto dai grappoli. Perfetto vino da pasto quello ricavato dai racemi.

CURIOSITA': alla stessa famiglia del primitivo appartiene il vitigno che negli Sati Uniti dà origine allo ZINFANDEL coltivato in California.

IL PRIMITIVO
Colore: Rosso intenso con sfumature violacee (Lascia il segno sulle labbra di chi lo gusta).
Odore: Ricco, aromatico , fruttato con profumo soprattutto di ciliegia e di prugna.
Sapore: Secco, corposo leggermente asprigno.
T di servizio: 18°C
Abbinamenti: Arrosti, cacciagione, selvaggina;anche con salse e cibi piccanti. Se invecchiato si accompagna bene a qualunque dessert. E' indicato per affogare la frutta fresca di stagione e per la preparazione della sangria.
Ciao a tutti, alla prossima bevuta in un'altra regione!


Andando a spasso per l'Italia giungiamo, questa settimana, nel Friuli Venezia Giulia.
Parleremo, dunque, di un campione vincitore di una medaglia d'oro.

il Merlot

Il vitigno da cui origina il Merlot è di provenienza francese, da Bordeaux precisamente. Da qui si è diffuso in più regioni italiane anche se non sappiamo chi lo importò nel nostro Paese nella seconda metà dell'800. Verso il 1880 è arrivato anche nel Friuli e qui ha trovato terreno fertile. In effetti bisognerebbe parlare dei Merlot friulani in quanto il vino assume sfumature diverse a seconda della zona di questa regione in cui è prodotto e cioè a seconda che il terreno sia più o meno collinare o sia più o meno vicino a corsi d'acqua. Abbiamo così il Merlot dei colli, il Merlot dell'Isonzo, il Merlot di Aquileia etc.

Colore: Rosso rubino, brillante o con sfumature granate;
Odore: Caratteristico, può ricordare il lampone o avere sentori erbacei;
Sapore: Pieno, asciutto;
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Primi piatti saporiti, carni bianche elaborate, carni rosse.
Se invecchiato di 26 mesi può definirsi Riserva
Migliori annate comuni: 1990;1991.

In Friuli, il vino bianco per eccellenza è il Tocai.
Il suo nome dicono possa avere diverse origini: potrebbe provenire dallo sloveno "tu Kay" che significa "di qui"; potrebbe derivare dal nome di un fiume friulano: rio Toccai; oppure ancora da quello di un gruppetto di comuni del Friuli detti Toccais.
Anche del Tocai ne esistono varianti dipendenti dal terreno di produzione. Ad esempio c'è il Tocai del Collio, il Tocai friulano dei colli orientali, il Tocai delle Grave. Il primo di questi è prodotto nella zona vinicola del Collio, cioè una zona a nord di Gorizia. Il secondo nella zona vinicola delle Grave suddivisa in due dal fiume Tagliamento. Il terreno qui è parzialmente ciottoloso, infatti il nome grave vuol dire "sassi". L'ultimo è prodotto in quella porzione di territorio friulano che va da Gorizia a dei paesini in provincia di Udine.

TOCAI
Colore: Paglierino con riflessi verdini;
Odore: Profumato con aromi floreali e fruttati;
Sapore: Armonico, asciutto con ricordi mandorlati;
T di servizio: 8-10°C;
Abbimnamenti Antipasti, piatti di verdure, pesce crostacei.
Annate migliori (comuni): 1990;1993.


Avete qualcosa da festeggiare? Si stappa un...

Cabernet

Uno dei vini rossi d'eccellenza, infatti, uno di quelli bevuti nelle occasioni importanti, rare, è proprio il Cabernet. Vi sono due vitigni del vino che stiamo assaporando e cioè il Cabernet Sauvignon ed il Cabernet Franc. Se vinificati insieme, essi danno origine al Cabernet, se separatamente mantengono i loro nomi d'origine. Il vitigno che è a bacca nera come il Merlot ed il Pinot nero ad esempio, ha origini francesi ed è coltivato anche in California, in Australia, in Sud America. Non si conosce precisamente l'epoca di diffusione in Italia, ma inizialmente ha avuto successo nel settentrione. Se bevuto giovane potete accompagnarvi piatti a base di carni bianche, se invecchiato potete sostenere pietanze di carne rossa, più grassa.

Colore: Rosso rubino;
Odore: Caratteristico con sentori erbacei e possibili aromi di frutti di bosco;
Sapore: Asciutto con note erbacee.
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Primi piatti saporiti, carni bianche in umido, carni rosse grigliate, selvaggina.
Si ha la varietà Riserva se invecchiato di almeno 26 mesi e con almeno 12,5 gradi alcolici.
Annate migliori: 1988,1990,1995.

Oggi berremo un Pinot Bianco.

Il Pinot Bianco è un vino molto noto e diffusosi in Italia nella seconda metà dell'800. Il vitigno è di origine francese e deriva da una mutazione gemmaria di quello che dà origine al Pinot nero. Le sue uve sono usate esclusivamante per la vinificazione non sono, infatti, destinate alla tavola.

Colore: Paglierino;
Odore: Delicato a volte con sentori floreali e fruttati;
Sapore: Asciutto, lievemente amarognolo;
T di servizio 10°C;
Abbinamenti: Pietanze a base di verdure e di pesce. Primi piatti delicati.
Annata migliore: 1993.

Oggi berremo un...

Pinot Grigio

Il vitigno da cui si produce il Pinot grigio, come quello da cui origina il Pinot bianco è originario della Borgogna ed è giunto nel nostro bel Paese agli inizi del 1800. Deriva da una mutazione gemmaria di quello del Pinot nero. A seconda del terreno da cui nasce assume sfumature diverse; esiste infatti il Pinot grigio dell'Isonzo il cui frutto d'origine si sviluppa su di un terreno prevalentemente pianeggiante lungo l'omonimo fiume e quello delle Grave prodotto da uve maturate su di un terreno ghiaioso e sabbioso vicino al Tagliamento.

Pinot grigio:
Colore: Paglierino con possibili riflessi ramati;
Odore: Caratteristico con sentori floreali e talvolta di fieno;
Sapore: Secco, gradevole;
T di servizio: 8-10°C;
Abbinamenti: Stuzzichini, prosciutto crudo, salmone , risotti, ortaggi.
L'annata migliore comune alle due varietà è il 1990.


SAUVIGNON

Ebbene si, anche il vinello di questa settimana è di origine francese. La Gironda, infatti, è la zona da cui proviene.
Il Sauvignon , probabilmente, trae il suo nome dal termine "sauvage" che vuol dire "selvatico" poichè alcuni caratteri del vitigno da cui nasce sono simili a quelli delle viti selvatiche.
Il frutto d'origine è di due tipi: uno grosso e verde, l'altro piccolo e giallo. La coltivazione di quest'ultimo ha avuto maggior sviluppo nel nostro Paese.

Colore: Giallo paglierino con riflessi dorati;
Odore: Delicato con sentori di peperone, melone, pesca , frutta matura;
Sapore: Asciutto, vellutato;
T di servizio: 10-12°C;
Abbinamenti: Risotti agli ortaggi; primi piatti alle verdure, pesce, funghi, formaggi non molto stagionati.
Annate migliori: 1991; 1994.

CIRO' BIANCO

Si narra che ai vincitori dei giochi olimpici dell'antica grecia venisse offerto un vino chiamato Cremissa, dal nome della colonia in cui era prodotto. Pare che tale bevanda oltre ad essere un premio per gli atleti, avesse fama di rinvigorire la loro muscolatura. Milone di Crotone, infatti, fu un grande sponsor di questo prodotto e ne beveva una discreta quantità giornaliera. Dunque, da questo deriva l'attuale nostro Cirò.
Ebbene si, questa settimana scopriamo il vino calabrese. La sua zona di produzione comprende fondamentalmente i comuni di Cirò e Cirò Marina. Abbiamo il Cirò Bianco e quello Rosso e di entrambi esiste la varietà definita Classica , prodotta nei territori dei comuni da cui trae propriamente il nome, e la varietà definita semplicemente col nome che conosciamo, prodotta nei territori di Melissa e Crucoli. Il vitigno d'origine del Cirò Bianco è il greco bianco ed in minor misura il trebbiano toscano.

Colore: Giallo paglierino;
Odore: Gradevole. a volte fruttato;
Sapore: Secco;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Antipasti, primi e secondi piatti a base di pesce.
Annata migliore: 1994;1995.

AGLIANICO DEL VULTURE

Simbolo delle Basilicata è l'Aglianico.
E' probabilmente dovuto ai coloni greci l'arrivo nel nostro paese, nell'VIII sec. a. C., del vitigno da cui origina lo stesso. Per molto tempo il vino che se ne ricavava era un bianco, col tempo fu possibile dare alla luce il rosso, progenitore dell'odierno Aglianico. Come è successo a molti vini dell'Italia Meridionale, anche questo fu usato per anni come vino da taglio di altrettanti vini prodotti nell'Italia Settentrionale. Solo in tempi più recenti si è ottenuto il vinello che stiamo per degustare.
Intorno all'Aglianico lucano si sono costruite leggende; pare ad esempio che per curare le ferite riportate dai cartaginesi, durante la seconda guerra punica , in Puglia, e riparatisi in Basilicata si fosse addirittura usata tale bevanda.
Esistono tre varietà di Aglianico:
VECCHIO: invecchiato di 36 mesi e con almeno 12.5° alcolici;
RISERVA: invecchiato di 60 mesi e con non meno di 12.5°C;
SPUMANTE: invecchiato almeno di 12 mesi e con minimo 11.5° alcolici.

Colore: Rosso rubino;
Odore: Sentori di viola;
Sapore: Pieno armonico;
T di servizio: 18°C;
Abbinamenti: Carni rosse, formaggi stagionati.
Annate migliori: 1993; 1994.


Montepulciano d'Abruzzo

La viticoltura abruzzese è stata apprezzata fin dall'antichità dai Greci e Romani.
In questa regione già dai secoli antecedenti alla nascita di Cristo venivano prodotte le uve "apiane" dal sapore dolcissimo e dai sentori aromatici del moscato. Nonostante il nome, il vitigno è proprio originario dell'Abruzzo, e pare sia dovuto ad alcuni commercianti che assaggiando il vino lo avrebbero confuso con l'omonimo originario della Toscana.
Sulle sue caratteristiche organolettiche influiscono i differeneti componenti del suolo, l'altitudine, la latitudine in quanto la zona di produzione del medesimo è molto vasta. Infatti alla denominazione del Montepulciano abruzzese può aggiungersi il nome del comune, o della frazione della località propria di produzione.

Colore: Rubino, con sfumature violacee;
Odore: Vinoso;
Sapore: Asciutto, sapido;
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Primoi piatti saporiti, arrosto di selvaggina;
Annata migliore: 1993.

Esiste la varietà RISERVA, invecchiata di almeno 26 mesi e con almeno 12,5 gradi alcolici.

E cammin facendo giungemmo in Campania...

FIANO D'AVELLINO

Uno dei vini bianchi più importanti del Mezzogiorno italiano è il Fiano.
Il Fiano d'Avellino nasce in Irpinia in corrispondenza di zone situate tra i 400 ed i 700 metri di altitudine. Il comune di Lapio, nell'area che si sviluppa intorno ad Avellino è quello che ha maggiore produzione del vitigno d'origine; questo pare sia stato portato in Campania dai Fenici. Tutta la zona ha subito prima l'assalto della Filossera ed in seguito i disastri del terremoto del 1980, ma nonostante tali problemi la produzione vitivinicola è risultata essere sempre abbondante.
Il vitigno in oggetto era detto "apianum" da Plinio perchè l'uva era così dolce da essere molto amata dalle api.

Colore: Giallo paglierino;
Odore: Intenso con sentori di frutta matura, in particolare di pera;
Sapore: Secco con sentori di nocciola;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Frutti di mare, pesce, carni bianche.

Annate migliori: 1995; 1995.

VINI CAPRESI

L'isola di Capri, scenario d'amori e di passioni, coltiva la vite fin dall'antichità, ma solo negli ultimi decenni i vini prodotti sono diventati famosi.
I vini capresi sono un Bianco ed un Rosso e nel 1977 è stata loro attribuita la denominazione di origine controllata. Il Bianco è vinificato con uve grco, falanghina e biancolella.
Il vitigno d'origine del Rosso è detto "piedirossi" dal colore dei graspi detti appunto "piedi rossi". Eventualmenete, per la vinificazione, è accompagnato ad altri vitigni a bacca nera.

CAPRI BIANCO:
Colore: Paglierino;
Odore: Fruttato;
Sapore: Asciutto;
T di servizio: 8-10°C;
Abbinamenti: Frutti di mare, primi e secondi piatti a base di pesce;
Annate migliori: Dal 1992 al 1996;

CAPRI ROSSO:
Colore: Rosso rubino;
Odore: Delicato, fruttato;
Sapore: Asciutto, fresco;
T di servizio: 16°C;
Abbinamenti: Pesci saporiti, carni bianche arrosto, formaggi non molto stagionati.

Annate migliori: 1992; 1994.


GRECO DI TUFO

Il Greco di Tufo è tra i migliori e più apprezzati vini del Mezzogiorno italiano.
Il suo nome ci indica la sua origine. Furono i Greci, infatti, ad introdurre la coltivazione del suo vitigno in corispondenza della riviera campana nell'VIII sec. a. C. circa.
Il nostro vino è prodotto nel territorio intorno al paese di Tufo, a Nord di Avellino, e viene conservato in cantine scavate nel tufo, dove si fa invecchiare più di altri vini Bianchi.
Questo vino è usato ancche per produrre altri vini Bianchi come il Fiano di Avellino, il Capri Bianco, il Cirò etc.

Colore: Giallo paglierino, talora con riflessi dorati;
Odore: Intenso, con sentori di frutta matura e di mandorla;
Sapore: Secco, ricorda appunto la mandorla;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti. A seconda dell'invecchiamento può accompagnare cibi diversi: piatti saporiti a base di pesce, verdure. Formaggi a media stagionatura carni bianche.

Annate migliori: 1993.

LACRYMA CHRISTI

La produzione vinicola in Campania si deve inizialmente agli Etruschi ed ai Greci, in contemporanea, e successivamente ai Romani. Il paesaggio viticolo quindi era dominato in principio dall'insieme delle coltivazioni greche, i cui filari erano ad alberello e da quelle etrusche sviluppate in altezza.
La zona più proficua per la coltivazione della vite era quella del Vesuvio, i cui vitigni crescevano rigogliosi nella cenere. Dopo l'eruzione del vulcano le viti furono travolte e sradicate. Ai nostri tempi, sulle porzioni inferiori del Vesuvio c'è la zona di produzione del Lacryma Christi, rosso, rosato e bianco.
Quello rosso origina dai vitigni piedirossi, sciascinoso ed aglianico, vitigni a bacca nera appunto.Quello bianco origina dal vitigno falanghina e greco di Tufo soprattutto.
Il rosato nasce dal piedirossi e dallo sciascinoso. Per vinificare si lasciano macerere le bucce con il succo fino a che si ottiene il colore desiderato. Il mosto è poi lasciato fermentare.
Esiste il rosato tranquillo della Lacryma Christi e la versione spumante.

Colore: Rosato più o meno intenso;
Odore: Vinoso;
Sapore: Secco. armonico;
T di servizio: 14°C;
Abbinamenti: Primi piatti saporiti, pesci gustosi come il pesce spada e formaggi a pasta semidura.
Annate migliori: 1992, 1993, 1996.

TABURNO FALANGHINA

Nel territorio che comprende una dozzina di comuni della provincia di Benevento, lungo i pendii della catena del Taburno si concentrano piccoli appezzamenti di terreno che producono vitigni i cui vini sono molto curati.
E' la zona dell'anica Maleventum cui i Romani cambiarono il nome in Beneventum dopo la vittoria su Pirro.
Dunque, è qui che nasce il nostro vinello odierno, la Falangnina del Taburno la cui uva è detta falerna.
Nel 1993 il vino fu premiato con la denominazione di origine controllata.

Colore: Paglierino;
Odore: Particolare, di fiori e frutta matura;
Sapore: Asciutto;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesce e di verdure;
Annata migliore: 1993.


FRASCATI

Un tempo i boscaioli romani costruivano le capanne con dei cespugli caratteristici del Lazio. Dal primo agglomerato di tali capanne originò Frascati. Anche il nome del nostro vinello proviene dallo stesso cespuglio. Infatti, quando il vino nuovo era pronto, gli osti apponevano alle porte dei loro locali le "frasche" dello stesso.
E' il vino della zona dei Castelli, ossia la zona delle grandiose ville dei nobili romani e dei papi. L'elezione di alcuni di questi fu festeggiata facendo zampillare il "nostro vino" dalle fontane romane.

Colore: Paglierino con riflessi dorati;
Odore: Catatteristico di uva e mela;
Sapore: Fresco, morbido;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesce e di verdure;
Annata migliore: 1993; 1995.

EST! EST!! EST!!!

E giungiamo nel Lazio...
Famosissimo il Bianco di Montefiascone di cui ci accingiamo a bere un bicchierino oggi, anzi questa settimana.
Si narra che nel 1111 un vescovo tedesco avesse avuto l'incarico di recarsi a Roma. Essendo un appassionato estimatore di vino mandò in avanscoperta un suo sottoposto affinchè gli indicasse le osterie in cui valeva la pena fermarsi per bere un buon goccetto.
Il servo, quindi, avrebbe dovuto scrivere "EST", "C'E'", sul muro esterno del locale scelto.
Quando il servo giunse a Montefiascone bevve un Bianco talmente buono che sul muro scrisse con enfasi EST EST EST.
IL vescovo al suo arrivo apprezzò moltissimo il vino e prima di morire devolvendo i suoi beni alla comunità locale chiese che ogni anno sulla sua tomba venisse versato un barile di quel vino.
La zona di produzione è quella che si estende intorno al lago di Bolsena il cui terreno, di origine vulcanica, è molto favorevole alla produzione viticola.

Colore: Giallo paglierino con riflessi verdini;
Odore: Aromatico con sentori di mandorla;
Sapore: Secco, leggermente amarognolo;
T di servizio : 10°C;
Abbinamenti: Antipasti, risotti e piatti a base di pesce.
Annata migliore: 1988.

NURAGUS

Bene, oggi si beve sardo!
...Sapete l'origine del nome della nostra bella isola?
Sardegna deriva dal nome di un eroe del popolo nuragico "Sardus". Infatti per celebrare questi, i Romani, che la governarono per un certo periodo chiamarono l'isola "Sardinia".
Il vinello invece ha questo nome perchè il suo vitigno pare sia nato in prossimità di un "nuraghe" l'abitazione-fortezza in pietra della civiltà nuragica. Si tratterebbe quindi di un vitigno selvatico autoctono.
Del Nuragus esistono quattro versioni: il Nuragus secco tranquillo, il Nuragus secco frizzante, il Nuragus amabile tranquillo, ed il Nuragus amabile frizzante.

Colore: Paglierino con riflessi verdolini;
Odore: Fruttato con sentori floreali;
Sapore: Secco, leggermente acidulo;
T: 8-10°C;
Abbinamenti: Piatti a base di verdure, pesce e crostacei;
Annate migliori: 1993; 1994; 1995.


CANNONAU

La produzione viticola sarda proviena dal lavoro dei Fenici, dei Romani e degli Spagnoli che dominarono l'isola ed ivi divulgarono le loro tecniche vinicole. Il più conosciuto vino rosso sardo è il Cannonau. L'uva da cui proviene e che cresce rigogliosa in tutta l'isola è stata appunto introdotta dagli Spagnoli. E' infatti conosciuta come "Granaxa aragonese".
Lo stesso vitigno, per la predilezione che ha delle zone calde, è coltivato anche in California e in Australia. Il clima sardo, inoltre, è poco piovoso e quindi i chicchi d'uva giungono a maturazione ricchi di zucchero. A ciò si aggiunge che molto spesso vengono vendemmiate tardivamente o fatte essiccare prima di essere trattate per cui i vini che se ne ricavano hanno un alto tasso alcolico.
Più precisamente, vista l'ampiezza della zona di produzione si potrebbe parlare dei vini Cannonau sardi, in quanto in base al preciso territorio geografico cambiano le caratteristiche organolettiche del corrispondente vino.
Il Cannonau si presenta in più versioni: Rosso, Riserva, Liquoroso secco, Liquoroso dolce naturale, Rosato.

Colore: Rosso rubino tendente all'arancione con l'invecchiamento;
Odore: Caratteristico;
Sapore: Secco;
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Lasagne, ravioli, timballi, arrosti alla griglia e allo spiedo.
Annata migliore: 1995.

ALBANA

Il primo vino bianco italiano riconosciuto come "docg" è stato il nostro odierno, anzi settimanale, vinello: l'Albana, vino romagnolo vanto di questa regione.
La zona precisa di produzione interessa le province di Ravenna, Bologna e Forlì. L'omonimo vitigno cresce, infatti, rigoglioso in queste aree ed esprime nelle sue uve le caratteristiche della terra su cui fiorisce.
Esistono quattro varietà di tale vino: il secco, l'amabile, il dolce, il passito.

Colore: Giallo paglierino tendente al dorato;
Odore: Fruttato con profumo di pesca;
Sapore: Asciutto, caldo con sentori di frutta matura;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesce;
Annate migliori: 1991; 1993.

LAMBRUSCO

Simbolo dell'Emilia Romagna è il Lambrusco.
L'uva da cui nasce il nostro vinello è la vite selvatica detta anche "lambrusca" che cresce rigogliosa in questa regione. Il nome, comunque, potrebbe derivare anche dal termine dialettale "brusc" che vuol dire "aspro" e che in effetti si riferisce ad una delle caratteristiche organolettiche del Lambrusco. La gassificazione che dà al nostro vino la tipica frizzantezza è solo naturale: fermamente vietata è quella artificiale.
Anche per il Lambrusco ne esistono varietà diverse a seconda dell'esatta area geografica di produzione e quindi delle caratteristiche ambientali specifiche.

Colore: Da rosato a rosso rubino e rosso granato;
Odore: Vinoso;
Sapore: Asciutto, fresco;
T di servizio: 14-15°C;
Abbinamenti: Passa da una portata all'altra con estrema disinvoltura. Salumi, paste ben condite, carni rosse in umido o arrosto, fritture. Le varietà più amabili possono accompagnare il dessert.
Annata migliore: 1989.


SANGIOVESE

Un'antica leggenda fa risalire la primitiva comparsa del Sangiovese in un borgo romagnolo sul monte Giove, S.Angelo di Romagna appunto. Qui, un giorno, Leone XII bevve un vino prodotto in un convento di frati cappuccini del posto ed avendolo apprezzato particolarmente ne chiese il nome. I presenti non seppero rispondergli e, improvvisando, lo denominarono: Sanguis Jovis. Col passare del tempo il nome si tramutò in Sangue di Giove e poi in Sangiovese.
La zona di origine, dunque, è la Romagna, terra di pianure, colline e montagne. Infatti, in base al terreno ed al microclima vengono coltivati più vitigni di Sangiovese.
Esitono quindi diverse varietà del nostro vinello: il tipo Superiore, il tipo Riserva, in base all'invecchiamento e il tipo fresco e quello caldo in base alle tecniche di vinificazione. Questa è la ragione per cui possono essere accompagnati indifferentemente sia piatti a base di pesce che preparazioni a base di carne.
Abbiamo, infine, Il Sangiovese di Romagna Novello.

Colore: Rosso rubino con riflessi violacei;
Odore: Delicato con sentori di viola;
Sapore: Secco, amarognolo;
T di servizio: 14-18°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesci saporiti o carni rosse stufate.
Annate migliori: 1993; 1995.

TREBBIANO

Un altro vino bianco importante dell'Emilia Romagna, oltre all'Albana, è il Trebbiano.
Anzi, specificatamente in Romagna, il "vino bianco" si identifica con il nostro attuale vinello. Pare che gli Etruschi lo abbiano portato in questa regione ed il suo nome potrebbe derivare da quello del fiume piacentino "Trebbia" affluente del Pò. Le sue uve, mature, assorbono un colore giallo-dorato intenso e per questo si parla di "trebbiano della fiamma".
Il Trebbiano è comunque il bianco più prodotto nel mondo ed il suo vitigno è usato per la produzione di numerosi altri vini, anche rossi, il Chianti ad esempio, e per la distillazioni Cognac.
Grazie alle sue differenti versioni, può accompagnare anche preparazioni dolci.

Colore: Giallo paglierino più o meno intenso;
Odore: Fresco con sentori di erba e di mela Golden;
Sapore: Secco, un pò acidulo;
T di servizio: 8-10°C;
Abbinamenti: Antipasti leggeri, preparazioni a base di pesce, verdure, ma anche dolci.
Annata migliore: 1988.

IL 5 TERRE

Furono i Romani che decisero di avviare il faticoso progetto di rendere produttivo il tratto di costa ligure di Levante conosciuto con il nome di "5 Terre". E' una zona di monti scoscesi con pendii troppo ripidi e quindi impossibili da essere coltivati. I Romani, infatti, portarono a spalla tonnellate di terra per "terrazzare" la zona e creare tanti giardini in dolce pendio. Agli inizi le colture erano altre, solo in epoca più moderna si cominciarono a coltivare le viti. La zona è conosciuta con questo nome perchè 5 sono i villaggi che vi si susseguono. Il trasporto delle uve qui era particolarmente difficoltoso. Infatti l'uva vendemmiata veniva messa in grosse ceste e queste erano calate in mare su barche alla volta delle cantine. Oggi lavorare così non è molto redditizio per cui i vigneti sono abbandonati e solo alcuni viticoltori associati in cooperative, da qualche anno, stanno cercando di recuperarli.

Colore: Giallo paglierino molto chiaro;
Odore: Persistente con sentori di camomilla;
Sapore: Secco;
T di servizio: 8-10°C;
Abbinamenti: Primi piatti sia in brodo che asciutti, zuppe di legumi, preparazioni a base di pesce, crostacei, verdure fritte o tortini.
Annata migliore: 1995.


Il PIGATO

La Liguria è la terra della perenne primavera.
Separata dalle altre regioni del Nord Italia dall'Appennino, ha un mite clima che permette la coltivazione di piante e fiori tipici più a Sud. I liguri sono abituati ad aspettare dal mare le sorprese a da qui pare sia arrivato il Pigato la cui origine, infatti, è greca.
Come mai il nostro vinello ha questo nome?
Potrebbe derivargli dai caratteristici puntini marrone degli acini dell'uva e infatti, in vernacolo il termine "punteggiato" è tradotto come PIGATU, o dal nome della sostanza che veniva usata in passato per foderare l'interno delle anfore del vino e detta appunto in latino: PICATUM, come pece. Ognuno può scegliere la risposta che maggiormente lo aggrada!

Colore: Giallo paglierino con riflessi verdolini;
Odore: Sentori di pesca e di fiori di campo;
Sapore: Persistente, con ricordi di mandorla;
T di servizio: 10-12°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesce, verdure, formaggi moderatamente stagionati.
Annate migliori: 1994; 1995.

ORMEASCO

I vini rossi liguri non sono molto famosi.
La Liguria è identificata meglio con i suoi profumati vini bianchi. L'Ormeasco, quindi, è noto limitatamente alla sua zona di produzione o, al massimo, nel circondario della stessa. Il suo omologo del Piemonte, invece, il Dolcetto, ha avuto un altro destino enologico. Eppure il vitigno è lo stesso. Ma allora dove risalogono le sue radici, in Piemonte o in Liguria? I Piemontesi ne rivendicano il possesso ma i Liguri sostengono che come tutte le novità, il vitigno è arrivato loro dal mare, portato dai Saraceni nelle zone circondanti Ormeo, borgo dell'appennino da cui avrebbe preso il nome.

Colore: Rosso rubino;
Odore: Vinoso;
Sapore: Asciutto un pò amarognolo;
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Pesci saporiti e carni bianche;
Annate migliori: 1995;1996.

FARO

E giungiamo nell'assolata Sicilia.
Nella zona del Messinese in corrispondenza di Punta Faro, si produce il nostro odierno vinello.
Nasce da uve autoctone, presenti qui da sempre. Più precisamente è prodotto dalla vinificazione del vitigno "nerello" mascalese, principalmete, poi dal nerello capuccio, dal nocera e da altri che vi partecipano ancora in minore percentuale. E' considerato un vino rosso di gran pregio che nasce in una zona dal clima reso mite dalla vicinananza del mare e dalle poche precipitazioni, soprattutto invernali.

Colore: Rosso rubino con riflessi violacei. Dopo qualche anno di invecchiamento assume colore rosso mattone;
Odore: Persistente;
Sapore: Secco;
T di servizio: 16°C;
Abbinamenti: Primi piatti piatti saporiti; carni rosse ben cotte, formaggi stagionati;
Annate migliori: 1988; 1989; 1994.


MARSALA

E gustiamo il Marsala!
Si narra che siano stati dei mercanti inglesi a scoprire il nostro vino durante uno dei loro viaggi in Sicilia intorno al 1800. Lo degustarono e trovandolo simile al Porto e allo Sherry pensarono che lo avrebbero potuto ben vendere in Inghilterra. Altri sostengono che prima di allora già il pittore Rubens lo aveva scoperto ed apprezzato. In ogni caso il Marsala molto presto ebbe fama nel mondo.
Il suo vitigno pare sia stato portato dai Greci intorno all'VIII secolo a.C. in Sicilia perchè essi avevano creduto nelle analogie climatiche con la loro terra di origine. I Greci, quindi, nelle zone più assolate lo coltivarono sempre ad alberello, cioè in modo che la chioma del vitigno potesse fare ombra sul suo piede durante le ore di grande calura.
Le sue uve sono molto ricche in zucchero, ma nonostante ciò per dolcificarle ulteriormente vengono spesso lasciate essiccare.
Prima di arrivare, comunque, al Marsala vero e proprio, al vino base si aggiunge mosto fresco, mosto cotto e mosto concentrato con alcool etilico.

Colore: Rosso rubino o giallo ambra;
Odore: Intenso con sentori di miele, vaniglia, uva passa e mandorla;
Sapore: Secco, semisecco e dolce con ricordi di mandorla;
T di servizio e abbinamenti: I Marsala secchi vengono serviti a 6°C come fuori pasto; i più dolci a circa 12°C e sono vini da dessert.
Annata ottima : 1989.

ETNA (Rosso e Bianco)

Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Francesi e Spagnoli influenzarono l'enologia siciliana. In verità gli Arabi proibirono la vinificazione. Infatti permettavano solo la produzione dell'uva passa che per questo motivo fu detta "sultanina".
La provincia di Catania con la zona dell'Etna è di particolare pregio per la viticoltura nonostante le problematiche legate alle eruzioni vulcaniche che minacciano continuamente le piante. I vigneti sono sia a bacca nera che a bacca bianca. Per questo motivo il rosso che si ricava dalla vinificazione di entrambi è di colore chiaro: l'Etna Rosso. Intorno al comune di Milo, invece, sul versante est del vulcano si produce un vino bianco che non proviene dai vitigni locali, ma da uno diverso. E' questo l'Etna bianco.

ETNA ROSSO

Colore: Rosso;
Odore: Vinoso;
Sapore: Secco;
T di servizio: 16°-18°C;
Abbinamenti: Primi piatti saporiti, carni in umido, arrosti, formaggi stagionati;
Migliore annata: 1994.

ETNA BIANCO

Colore: Giallo paglierino;
Odore: Delicato;
Sapore: Secco;
T di servizio: 10°C;
Abbinamenti: Piatti a base di pesce;
Annate migliori:1993; 1996.

DUCA ENRICO

Gran vanto siciliano è il nostro odierno vinello: Duca Enrico.
E' prodotto nella porzione centro-occidentale della Sicilia, dal vitigno chiamato "nero d'Avola" e solo da questo, coltivato ad alberello. Si tratta, quindi, di una vinificazione in purezza.

Colore: Rosso amaranto;
Odore: Fruttato;
Sapore: Pieno, con sentori di legno;
T di servizio: 16°-18°C;
Abbinamenti: Piatti saporiti corposi; formaggi a pasta molto dura.
Annate migliori: Dal 1992 al 1996.


BRUNELLO DI MONTALCINO

E da oggi assaggeremo qualche buon vinello toscano...
Dal cuore delle colline senesi nasce infatti il nostro seducente vino odierno, il famoso Brunello. Viene prodotto, appunto, nei vigneti di Montalcino, comune a lungo conteso tra Siena e Firenze. Già nel Medioevo, ivi, si apprezzavano buoni vini locali, rossi e bianchi. Solo in seguito, però, grazie ad un'opera di selezione realizzata dalla famiglia Biondi-Santi si ottenne un vino proveniente dalla vinificazione di un solo vitigno, il nostro in oggetto.
Il Brunello proviene da una varietà minore del vitigno sangiovese da cui in effetti nascono i più famosi vini rossi toscani. La vendemmia viene fatta scrutando bene il cielo, in una bella giornata; la raccolta delle uve è manuale e solo quelle delle viti più vecchie sono destinate alla produzione del Brunello che viene messo in botti di rovere, lasciato per tre anni e mezzo e successivamente posto nelle bottiglie dove è tenuto per ulteriori sei mesi. Dopo accurate analisi, prima di essere venduto, apposite commissioni danno l'idoneità del vino alla DOC e poi contrassegnato con la dizione DOCG.

Colore: Rosso rubino;
Odore: Armonico con sentori di vaniglia;
Sapore: Secco, corposo;
T di servizio: 18°C;
Abbinamenti: Piatti corposi di carni rosse come brasati e stufati;
Annate migliori: 1988; 1993; 1995.

MOSCADELLO DI MONTALCINO

Nonostante la fama del Brunello, il vino della tradizione enologica storica di Montalcino è il Moscadello. Si tratta di un vino le cui uve venivano dette dai romani "apiane" per la capacità che avevano di attirare le api. La dolcezza e il profumo, infatti, sono le proprietà che le caratterizzano.
E', quindi, un vino bianco moscato, tranquillo o frizzante. Ne esiste la varietà "vendemmia tardiva" prodotta con lo stesso tipo di uva, ma parzialmente appassita.

Colore: Giallo paglierino;
Odore: Fruttato;
Sapore: Dolce;
T di servizio: 8°C;
Abbinamenti: Dolci cremosi o secchi;
Annate migliori: 1991; 1993.

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO

Anche Montepulciano è un comune senese. Trattasi di una cittadina etrusca, le cui viti meglio esposte, quelle collinari producono delle uve che danno luce ad un vino rosso, appunto il "Nobile di Montepulciano" che ha ricevuto la Docg.
La permanenza in botti dove viene lasciato invecchiare per qualche anno lo rende particolare rispetto ad altri vini locali.

Colore: Rosso granato;
Odore: Delicato, con sentori di frutti di bosco;
Sapore: Asciutto, a volte leggermente amarognolo;
T di servizio: 16-18°C;
Abbinamenti: Piatti a base di carni rosse;
Annate migliori: 1993; 1994; 1995.


VIN SANTO

Vino secolare è il vin Santo. L'origine del nome è controversa. Potrebbe derivare dal fatto che le uve, una volta raccolte, fossero lasciate appassire per qualche settimana e poi venissero pigiate il giorno della Festività di Tutti i Santi. Potrebbe provenire anche dalla tradizione di imbottigliare il vino durante la settimana Santa o anche dal fatto di usare il nostro odierno vinello durante la celebrazione Eucaristica. Viene prodotto con uve di Trebbiano, Malvasia aggiungendo Pinot nero, grigio, bianco ed altre varietà.
Solo i grappoli perfettamente sani sono scelti per il nostro vino perchè gli stessi devono essere in grado di appassire per settimane, mesi, senza marcire. Durante questo periodo, infatti, si eliminano continuamente gli acini avariati. AI mosto ottenuto dalla pressatura delle uve viene poi aggiunto un residuo denso di vino di annate precedenti al fine di migliorare la fermentazione. Il tutto viene quindi messo in piccole botti di legno poste a loro volta nelle "vinsantaie" locali sopraterra in cui notevoli sono le escursioni termiche, sia giornaliere che stagionali. Ciò influisce positivamente sulla formazione degli aromi del vino. Le predetti botti sono dette "caratelli" e vengono sigillate per non permettere all'ossigeno di penetrarvi. Vengono poi aperte solo ad invecchiamento avvenuto, nel momento in cui il vino è imbottigliato.

Colore: Dorato, ambrato;
Odore: Persistente con sentori di frutta e spezie;
Sapore: Secco o dolce;
T di servizio: 14-16°C;
Abbinamenti: Vino da meditazione; la varietà dolce accompagna dolci secchi;
Annate migliori: 1994; 1995.

VERNACCIA DI S. GIMIGNANO

E' uno dei vini bianchi toscani più famosi. Nasce in una zona di enorme fama turistica quale il comune di S. Gimignano, abitato anticamente dagli Etruschi che da sempre conoscevano l'arte della viticoltura. Il nome dovrebbe derivare proprio dal latino: "vernaculus" che vuol dire domestico e che indica, quindi, un vitigno locale.
Colore: Giallo paglierino, brillante o dorato;
Odore: Floreale con sentori di viola;
Sapore: Asciutto, con fondo amarognolo;
T di servizio: 10-12°C;
Abbinamenti:
Se giovane: Frutti di mare, risotto alla pescatora, verdure;
Se invecchiato: Antipasti primi piatti e pesci saporiti;
Annate migliori: 1993;1994.



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